Una catastrofe divina
Ero a spasso per la via principale della città con mia moglie, quando siamo entrati nella libreria Feltrinelli. Per caso, e per nostra fortuna, alla cassa c’era una ragazza a cui piace parlare di libri e in risposta alle domande di Federica, nel giro di pochi minuti, le aveva proposto ben tre libri, ma non parliamo di questi.
Tornati alla cassa Una catastrofe divina faceva bella mostra di sé sul bancone, quattro o cinque copie impilate e una sopra, in verticale su un leggio. Quella copia sembrava dire – Prendimi, non lasciarmi qui!
La quarta di copertina riportava “Un romanzo incantevole pieno di joje de vivre. Una lettura che vi lascerà con il sorriso.”.
Nella terza dell’autore c’era ben poco e poco sotto una sua fotografia. Ciò che mi colpito è il volto inclinato e il sorriso con le labbra chiuse. Credo che ad attirare la mia attenzione sia stata la sua compostezza.
A questo punto decido di scorrere la seconda di copertina, ma mi bastano le prime righe.
Un tedesco che ambienta un romanzo in un’antica e misconosciuta abbazia francese oramai fatiscente. Sono incuriosito e voglio scoprire dove sta la joje de vivre. Così abbiamo acquistato la nostra copia.
La lettura è facile e scorrevole, a me sono ci sono voluti tre giorni per finirlo ma un lettore allenato probabilmente digerisce Una catastrofe divina tranquillamente in una giornata.
La traduzione dal tedesco è di Gloria Cecchini e non conoscendo la versione originale non posso dire nulla sulla traduzione se non che è scorrevolissima e questo è un aspetto sempre molto importante!
La copertina guardata prima di leggere il libro non mi ha comunicato molto, un vecchio furgone della Citroen che oggi sta tornando in voga un po’ per via del vintage un po’ per il lavoro di allestitori di veicoli pubblicitari, carico di strumenti musicali guidato maldestramente in una strada di campagna.
L’illustrazione è di Elisa Menini.
La copertina guardata dopo aver letto il libero mi ha comunicato molto, chi la realizzata deve aver letto il libro. I rimandi sono numerosi, il vecchio furgone, la suora, la chiesa di campagna, i filari d’uva e gli strumenti musicali.
Unico particolare che non torna è la batteria, forse è una scelta grafica, la batteria è molto più adatta ad essere legata sul tetto di un furgone che non un pianoforte che è ciò che ritroviamo nel libro. Tra i due strumenti la batteria potrebbe anche essere lo strumento che meglio incarna il periodo in cui sono state scritte le numerose canzoni citate…
Frasi
L’autore, Thomas Montasser, ha saputo accostare realtà differenti e distanti con intelligenza e ottimo spirito di osservazione scrivendo per esempio:
…era una creatura della banlieue, una giovane donna vestita di nero esattamente come le suore, anche se, a onor del vero, con parecchi centimetri di stoffa in meno.
Bisognava buttarsi giù dal letto prestissimo, per poi sprecare tutta la serata a dormire.
Suor Madeleine le mise una mano sulla spalla “Il libro sacro è uno solo, cara.”
Lou alzò di nuovo le spalle. “è quello che dice sempre anche Abdollah Sabedi, l’imam del nostro quartiere.”
Affermazioni e dialoghi, che nel libro hanno un chiaro fine humoristico ma che sono ottimi spunti per una riflessione più seria e che denotano l’acume dell’autore.