Protomaniac
Protomaniac è il nome di questa sezione perché in me vive anche un romantico legato agli oggetti del mondo della scrittura. Mi è capitato di nascere prima della diffusione del computer quel tanto che bastava per potermi rendere conto di cosa volesse dire battere a macchina un testo, ricordo la bustina con i fogliettini di bianchetto a fianco della tastiera, e di cosa vuol dire digitare lo stesso testo sulla tastiera di un computer. Oggi conoscenti non scrivono, dettano, o meglio parlano a delle macchinette e queste restituiscono il testo… Come dire: la scrittura si è fatta orale! A me questa cosa non entusiasma riconosco che è una comodità ma non l’ho ancora usata, c’è tempo…
Protomaniac quasi un marchio di qualità per un legame con gli oggetti del mondo della scrittura accompagnato da un sentimento di rispetto per un mondo che non c’è più, e non mi riferisco alle tavolette di argilla di Ebla, ma già solo ai trasferelli degli anni ’90!
Da proto che, in una tipografia, è colui che distribuisce e coordina il lavoro nel reparto composizione e controlla l’esecuzione tecnica della stampa (doveva essere un mestiere stupendo ma anche molto impegnativo. Ho scritto doveva poiché, con ciò che si legge oggi, è lecito sospettare che i proti stiano sparendo).
E dal maniac di quell’inglese di cui sembra che non possiamo farne a meno, ma perché dovremmo poi farne a meno? Se avessimo fatto a meno di francesismi e di spagnolismi, se avessimo evitato di attingere dall’arabo e dal greco cosa sarebbe l’italiano? Esisterebbe? Dunque da quel maniac non tanto nel senso di pazzo quanto col significato di patito, di colui che ha una passione forte.
Ecco cosa c’è dietro Protomaniac: la curiosità per le lingue.